La vecchia gabinata

A Boalzo viveva una giovane ragazza, di vent'anni, Eufemia, figlia di un mugnaio. Marta, anche lei figlia di un mugnaio, è sua amica ma si mostra invidiosa della sua bellezza .  Giuseppe, giovane trentenne  di nobile famiglia, si innamora di Eufemia e la corteggia; così, dopo alcune resistenza da parte della ragazza i due iniziano a frequentarsi con assiduità Giuseppe dona a Eufemia un medaglione come pegno del suo amore.   Giungel'inverno e il 5 gennaio tutti si divertono a sorprendere gli amici con il "Gabinàt" (v. IL GABINAT VALTELLINESE). Eufemia, però, acceso il fuoco sotto una grande caldera,  sta immergendo i panni da lavare in acqua bollente e lisciva (v. IL BUCATO NEL PAIOLO). Mentre èconcentrata sul proprio lavoro, pensierosa, senza che se ne accorga entra nella stanza l'amica Marta, che in tutti questi mesi ha alimentato le chiacchiere sull'amore tra i due giovani di estrazione sociale tanto diversa. Marta entra senza fare rumore e all'improvviso grida: "Gabinàt!". Eufemia si spaventa e lascia cadere il mestolo che teneva in una mano. L'oggetto provoca  un grande spruzzo di lisciva bollente, che la colpisce sul volto. La giovane rimane orribilmente ustionata alla fronte, all'occhio sinistro, al naso ed al labbro superiore. Le sembianze di Eufemia rimarrannole stesse su metà volto, l'altra metà srà orrenda a vedersi. Giuseppe, saputo dell'incidente vuole vedere Eufemia ma quando si rese conto di cosa le era accaduto scappa e cade malato per molto tempo. Eufemia, impazzita, fugge di casa e si nasconde nei vicini boschi.

Per  molti anni i contadini raccontarono di averla vista, talvolta: la povera creatura, ormai demente, gridava sghignazzando: "Gabinàt!" a coloro che incontra e così fu chiamata la "Gabinàta". Alcuni addirittura   la credevano una strega, un'anima condannata a vagare senza pace,  ed il suo aspetto, negli anni, divenne sempre più quello di orribile   megera. L'infelice morì assiderata in un gelido mattino d'inverno. Il becchino che ebbe il compito di seppellirla le trovò al collo il medaglione donatole da Giuseppe e lo portò alla moglie che ebbe un sussulto nel vederlo: la donna infatti altri non era che Marta, l'amica della infelice mugnaia di Boalzo.