La strega Armenaia a cura di Edj Polinelli


RICORDI ATTORNO ALLA STREGA ARMENAIA

Io l'ho "vista" in prima persona. Dalla gola della valle del Rio Boalzo  (Il Rì era il nome del torrente quando Boalzo era il "giardino della Valtellina"), in particolari momenti,  all'imbrunire, con tempo tempestoso, escono suoni che fanno rizzare i capelli: l'acqua che scroscia, il vento, l'abbaiare delle volpi e altri animali creano suoni spaventosi. Me lo aveva raccontato tante volte mio padre, che aveva passato la giovinezza nella casa di famiglia posta sul dosso della Curta, proprio all'imbocco della valle.  A me, che ho una grande familiarità con quei posti,  è capitato una sola volta in modo molto nitido  forse 15 anni o 20 anni fa, sul tornante di un sentiero che dal dosso della Curta scende nella valle: sono stato diversi minuti in ascolto prima di proseguire, con il cervello che voleva capire mentre un brivido freddo percorreva la colonna vertebrale e  i capelli si rizzavano in testa. Non sono tornato indietro ma non lo dimenticherò.

Il racconto popolare: la strega per la gente del posto è Armenaia, forse deriva da verminaia e quindi Vermena. Cerca il suo amato sepolto dall'alluvione (la grande alluvione che nell'800 ha rotto gli argini poderosi costruiti dagli austriaci a difesa dell'abitato di Boalzo), rivolta le pietre e si lamenta.

I pochi vecchi del luogo sono morti da tempo, Boalzo non è più stato ricostruito dopo l'alluvione, le vecchie contrade sui dossi della valle sono abbandonate, gli splendidi fruttteti, i castagneti, le vigne, i campi di segale e saraceno non esistono più, anche la strega Armenaia non fa più paura.

La  valle in cui è ambientata la leggenda di Armenaia era chiamata anche  Val Molina, ed era qui che veniva portata a macinare la maggiore quantità dei cereali di Teglio, data anche la consistente portata d'acqua del torrente in ogni periodo dell'anno.